lunedì 4 agosto 2008

#292: Problema dei servizi web 2.0 che diventano a pagamento: Last.fm

In tanti lo supponevano, molti dicevano semplicemente "ma no dai non diventano a pagamento"...

Invece eccoci qua che vediamo uno dei primi servizi del web 2.0, per tempo e per importanza: Last.fm (questa era la mia playlist).

Dico era perchè ora ciò che prima poteva essere effettuato gratuitamente (ciò creare una playlist e ascoltarla), è divenuta un esclusivo privilegio di chi decide di pagare.

Dal punto di vista prettamente commerciale, i creatori di Last.fm possono fare ciò che vogliono, anzi ciò che è meglio per il loro business, e anche dal punto di vista morale. Cioè farsi pagare per dare un servizio è una cosa ragionevolissima.

Però la considero comunque una bastardata. Una bastardata pericolosa. Ora, Last.fm ha semplicemente elencate le canzoni di cui immagino paghi anche un certo numero di diritti alle major per non avere casini, quindi nemmeno sono mie. Io non ho dovuto fare altro che fare una playlist.

Il problema effettivo, la cosa pericolosa, si viene a creare però, nel momento in cui può essere un servizio come Gmail a diventare a pagamento. Gmail ha centinaia di migliaia di email personali degli utenti, che diventerebbero improvvisamente irraggiungibili se Google decidesse di mettere Gmail a pagamento.
Il problema non si porrebbe nemmeno tanto in cui fosse lo stesso Google Search a diventare a pagamento. In quel caso sarebbe una enorme perdita sociale, ma il motore di ricerca può essere facilmente sostituito da svariati altri. Ma i servizi che danno i cosiddetti user-generated-content (contenuti generati dall'utente) hanno questo problema in più, cioè che loro contengono cose appartenenti ad altri. E se un giorno il servizio diventa a pagamento, gli utenti che hanno generato i contenuti, per poter accedere ai propri contenuti, a ciò che hanno fatto loro stessi, sono costretti a pagare.

Pensavo che i web 2.0 fossero la panacea per tutti i mali. Tutto online, tutto free, tutto raggiungibile facilmente e ovunque, indipendentemente dalle proprie risorse. 
Last.fm mi ha fatto capire che non è affatto così. Web 2.0, applicazioni online, ma frequenti copie di backup dei propri dati in modo da poterli avere a disposizione anche nel caso in cui il servizio diventasse a pagamento o ancora peggio chiudesse.

Si ha proprio l'esempio con Msn Live Shop (mi pare si chiamasse così). Questo sito di Microsoft vendeva musica (protetta da drm), e ora che ne è stata decisa la chiusura perchè non faceva abbastanza soldi, tutti coloro i quali hanno comprato musica da là, ora non possono più usufruirne.

Che tristezza...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Per fortuna che c'è ancora un servizio che consente di far ascoltare su internet le playlist.
Il suo nome è deezer. Provalo rik